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mercoledì 25 aprile 2012

Un giorno sarò miliardario: Jobs vs Gates.

Ammettiamolo, ciascuno di noi ha avuto almeno una fase (per alcuni perenne) in cui si è detto “un giorno sarò miliardario”. D’altronde è anche abbastanza ovvio che i sogni si facciano in grande!
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Quello che vorrei analizzare però è la tipologia di miliardario che generalmente abbiamo in mente.
Non è una novità che alcuni personaggi rimangano nel nostro immaginario in modo decisamente più forte di altri, al di là del loro effettivo “valore”.
 
Indubbiamente è un fatto di carisma, e per quello c’è poco da fare: o lo si ha o non lo si ha.
Andando oltre l’empatia, rimane comunque un fatto “curioso”: tante persone oggi sognano di essere come Steve Jobs molto più che Bill Gates. Simpatia? Carisma? Capacità mediatiche? Forse.
 
Per dovere di cronaca il buon Bill è spaventosamente più ricco di quanto Jobs abbia mai immaginato, ma questo è indifferente. Superata una certa “soglia psicologica” l’uomo medio diventa un ricco.
Al di là di quanto possieda effettivamente.
 
Il fatto che molti sognino Jobs e molti meno Gates, va ben oltre le due persone specifiche, rappresenta due tipologie differenti di miliardario alle quali fare riferimento.
 
Faccio una breve analisi per chi non conoscesse bene le rispettive vite dei nostri ricconi:
 
Jobs è un ragazzo adottato da famiglia medio borghese, che si iscrive all’università e dopo un po’ la abbandona e vivacchia da hippy. Al college conosce Steve Wozniak (un vero genio dell’informatica) e dopo aver tirato su qualche dollaro con le bluebox (macchine per telefonare gratis costruite da Woz su idea di un altro collega), fonda con lui una società di informatica nel garage dei suoi genitori adottivi. Woz nel frattempo realizza il primo personal computer e la storia di Apple parte, supportata dalla eccezionale capacità di marketing di Jobs.
 
Parallelamente Gates studia informatica con gli amici Paul Allen e Steve Ballmer e proprio insieme ad Allen scrive l'interprete Basic per l’Altair, uno dei primi computer sul mercato. Lascia anche lui l’università per fondare la Microsoft in un ufficio ad Albuquerque che fa anche da casa per lui ed Allen. Ballmer li raggiungerà dopo.
 
A questo punto le storie dei due protagonisti si intrecciano, con Gates che dopo l’arrivo dell’Apple 2, alza il tiro e si presenta in IBM (allora i padroni del mondo) a proporre un sistema operativo chiamato DOS (sistema che non avevano ancora scritto) ed ottiene un contratto di licenza.
Senza scendere nei particolari Gates dimostra che non è solo Jobs a saper vendere.
 
Inizia poi la storia dell’interfaccia grafica che Apple ha copiato a Xerox e Microsoft ha copiato ad Apple… questa la sanno più o meno tutti e per chi volesse un po’ di informazioni consiglio la visione del film I pirati della Silicon Valley, o al limite un giro su wikipedia.
 
Da questo ridottissimo incipit delle rispettive carriere si evince la profonda differenza tra i due personaggi:
 
Gates è prima di tutto un tecnico, uno che scrive codici ed il cui algoritmo delle frittelle (non è roba che si mangia, riguarda l’ordinamento dei dati :D…) è rimasto il migliore per 30 anni.
Jobs è un imprenditore per come lo intendiamo oggi, un capitalista (per quanto filosoficamente dicesse il contrario), uno che ha delle grandi intuizioni e si circonda della gente giusta.
 
Il motivo per cui tutti sognano di essere Jobs è questo.
Analogamente il mito di Richard Branson è decisamente più forte di quello di Larry Page, per quanto oggettivamente Branson sia un vero morto di fame al confronto.
 
Tutti possiamo illuderci di avere idee geniali, non possiamo però illuderci di essere grandissimi programmatori,  pittori, o grandi strutturisti o chimici  ecc…
 
Diciamo la verità sognare è un esercizio di serenità, e immaginare di vendere dischi (come Branson) è decisamente più rilassante che pensare a notti insonni in uno studio di Albuquerque in mezzo al deserto a scrivere codici.
 
Insomma diventare miliardari sì, ma in maniera molto "easy"...
Sognare è gratis. Perchè complicarsi la vita?

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