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venerdì 25 gennaio 2013

Cloud Atlas – L’atlante delle nuvole

Sarò sincero, su Cloud Atlas partivo un po’ prevenuto, vuoi per le critiche mediamente negative, vuoi per la troppa presupposta sensazionalità che di regola prefigura una cocente delusione. In pratica mi aspettavo di vedere un Parnassus o un Matrix fuori tempo massimo con in più la terribile pretesa di inchiodare lo spettatore per quasi tre ore. Mi sbagliavo.

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Cloud Atlas mantiene molti dei difetti prevedibili per opere del genere, ma ha spessore. Ha spessore nel montaggio, dapprima un po’ confusionario ma che via via si fa più pregnante e sensato, dando corpo alle sottili connessioni tra le varie storie.

Il film infatti consta di sei diverse storie ambientate in epoche diverse (1849, 1936, 1973, 2012, 2144 ed un futuro post apocalittico) ed ha la pretesa (riuscita) di portarle avanti tutte insieme, facendo coincidere nel montaggio i momenti simili o lasciando che l’una porti avanti l’altra. Già questo risultato sarebbe meritorio, anche con i limiti di alcune connessioni un po’ forzate e che richiedono attenzione ai particolari.

L’ulteriore passo avanti (a mio avviso) il film lo compie in quello che mi era stato anticipato come un suo grande difetto: la diversità di stili.

Alla regia abbiamo i fratelli Wachowski e Tom Tykwer, che si sono divisi il lavoro girando in maniera quasi indipendente le proprie storie: i Wachowski si prendono cura delle due ambientate nel futuro e di quella ottocentesca, mentre a Tykwer toccano le tre di mezzo. Il risultato è un evidente cambio di stile ad ogni passaggio di storia, che alleggerisce molto il film e rende le quasi tre ore decisamente scorrevoli.

Se le storie dei Wachowski si rifanno alla loro cinematografia (soprattutto quella del 2144, molto “matrixiana”), Tykwer si inserisce con retrogusti ogni volta differenti, dal melodrammatico episodio del 1936, al thriller politico anni 70, fino al grottesco del 2012 (forse il più riuscito).

Questo continuo stratificarsi di stili e storie costruisce un film corale retto da attori eccellenti (ma quanto è figo Hugh Grant capo dei barbari?), che recitano in tutte le epoche ruoli diversi, aiutati dal trucco spesso magistrale con qualche piccola caduta su personaggi secondari.

In definitiva, Cloud Atlas non lascia quella sensazione di aver assistito ad un horror/fantasy/spirituale mal riuscito che tanto temevo, e riesce anzi a non incupirsi più di tanto, aiutato dalla fotografia aperta e luminosa dell’ultimo episodio in linea temporale, che racchiude la summa dell’intera trama.

E pazienza se non si capisce la necessità di un clone-profeta, o se non si conosce il motivo dell’apocalittica fine del mondo, o se una fortuita coincidenza impedisce a due persone di vedersi ad un metro e mezzo di distanza. Pazienza anche se il leit motiv musicale “Sestetto Atlante delle Nuvole” non è poi nulla di trascendentale e (forse di conseguenza) viene un po’ tralasciato nello sviluppo delle connessioni, risultando poi quasi una inutile forzatura.

L’atlante delle nuvole è un film da vedere, a patto di non lasciarsi distrarre dal divertente gioco di riconoscere di volta in volta l’attore sotto il trucco, con il rischio di perdere le necessarie allusioni e collusioni.

Al limite se non riuscite a sottrarvi al compito di riconoscere Halle Berry anche sotto le spoglie più improbabili avete sempre un’alternativa: vederlo due volte.

3 commenti:

  1. Concordo pienamente, un film di spessore non c'è che dire...secondo me non adatto a tutti...sopratutto per la continua ricerca di particolari e la continua lettura di sfumature che sommate tra loro ti fanno capire tutto il senso della storia....la storia dell'uomo, dopotutto, che ciclicamente si ripete e che tramite gli errori e le azioni giuste o sbagliate che siano traccia una linea che va a finire nel futuro...ma che parte dal passato! Bel film da rivedere!

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  2. Non posso che trovarmi quasi completamente d'accordo con te, per quanto delle piccole forzature per tenere in piedi tutto il meltin'pot di narrazioni, digressioni,rimandi, citazioni nascoste e quantaltro siano naturalmente fisiologiche.
    Tutto sommato le giustificherei nonostante per i cultori perferzionisti siano un pò pugni negli occhi. Ad ogni modo dissento da te su unica affermazione, devo dire che la colonna sonora mi ha invece personalmente colpito, non stiamo parlando della colonna sonora di "the Godfather" ovviamente, ma l'ho trovata incalzante con la narrazione ed associata ad alcune scene anche commovente.
    Per il resto ottima recensione, per un ottimo film da vedere assolutamente!

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